Il mondo visto attraverso gli occhi del virus
Cosa sogna di diventare ogni virus da grande?
15 aprile, 2020 di
Il mondo visto attraverso gli occhi del virus
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Il mondo visto attraverso gli occhi del virus

Hai mai pensato come ragiona il virus? Come ha imparato a parassitare così abilmente sulle nostre cellule? Perché si moltiplica, si evolve, e, soprattutto perché è apparso? Potrebbe essere che il Coronavirus sia più intelligente degli umani? Cosa vuole ottenere e cosa farà quando raggiungerà il suo obiettivo? 

In questo articolo capiremo come è nata la vita, qual è il suo significato, proveremo ad immaginare se è possibile un altro tipo di vita e cercheremo a simulare l'evoluzione.

Stampa il tuo virus

A questo link c’è il virus. Non ti preoccupare, non è un virus informatico, ma è SARS-CoV-2, quel virus che ha causato tutto questo clamore. E non è necessario il microscopio per vederlo. L’abbiamo semplicemente scaricato da Internet.

Più precisamente, quello che vedrai è il suo codice genetico completo. Una sequenza di quasi 30.000 nucleotidi raccolti in una lunga catena di RNA.


In internet è pieno di genomi di vari virus. Ebola, vaiolo, rabbia, morbillo, HIV… Quindi se si dispone di un bio-printer è possibile scaricare qualsiasi virus e stamparne a casa a piacere. Un interessante passatempo durante la quarantena, non è vero? L’unico problema è che stampanti del genere ancora non esistono. 

Nemico invisibile

Parlando seriamente, per le creature che riescono a superare le barriere protettive del nostro organismo per poi moltiplicarsi a dismisura, 30.000 è un numero davvero basso. Il virus è solo una catena di DNA, o RNA, racchiusa in un involucro proteico, a volte con l'aggiunta di lipidi. E niente di più!

La maggior parte dei virus sono molto fragili. Ad esempio, i Coronavirus “muoiono” per la radiazione ultravioletta entro 15 minuti, temono l'alta temperatura, la bassa umidità, l'ossigeno nell'aria e molto altro. Ma tutto ciò, in qualche modo, non impedisce loro di essere molto abili nel parassitare sulle nostre cellule e nel diffondersi in tutto il mondo.


E la domanda nasce spontanea: come hanno imparato tutto ciò rimanendo così semplici. E, soprattutto, a quale scopo?

Prendiamo un esempio estremamente facile da comprendere: la tigre. È una macchina per uccidere, obbedisce agli istinti e uccide le proprie vittime per soddisfare la fame, per nutrire la prole o semplicemente per sopravvivere.

Ma il virus non è vivo. Non cresce, non mangia, non respira, non ha sentimenti, non ha occhi. Eppure, è motivato da qualcosa. Sembra che sappia cosa e come fare. Si diffonde efficacemente, colpisce le cellule giuste, e tanto altro. Davvero ha qualche obiettivo? In tal caso, cosa farà quando lo raggiungerà?


Tutto questo lo scopriremo ora e ti assicuro un viaggio affascinante in un mondo visto con gli occhi dei virus. Apprenderemo come è nata la vita sul nostro pianeta e qual è il suo senso, per chi noi siamo degli "involucri" biologici, e gli ordini di chi noi eseguiamo ciecamente. Proveremo a modellare la vita al computer, cercheremo di comprendere se sono possibili altri principi, completamente diversi da quelli che conosciamo, alla base della vita, e capiremo cosa davvero cerca di raggiungere il virus.

L'origine della vita (secondo Dawkins)

Per comprendere il nemico bisogna pensare come il nemico. Per farlo ci dobbiamo trasportare a svariati miliardi di anni fa per vedere come è nata la vita sulla terra. Esistono tantissime ipotesi, ma per comprendere meglio il virus ci facciamo aiutare dalle idee descritte nel libro “Il gene egoista” di Richard Dawkins.

In quei tempi molto lontani, sotto l'influenza dei fulmini, radiazioni ultraviolette e altri fattori, sul pianeta sono apparse molte molecole organiche. In quel brodo primordiale ognuna di quelle molecole diventava parte di strutture sempre più complesse, ognuna delle quali, a sua volta, formava catene con proprietà e caratteristiche diverse. Ciò accadeva per caso, spontaneamente e senza alcun disegno.

Infine è apparsa una molecola con una proprietà particolare: riusciva ad attirare altri componenti, simili a quelli di cui era composta, e dopo aver replicato una catena esatta a se stessa, questa si staccava generando una copia completa della molecola. Si potrebbe dire "eccola la genesi della vita!" Non ancora. In sostanza, era più simile alla crescita di cristalli, strato dopo strato, con l’unica differenza che di tanto in tanto questi strati si staccavano.


Queste molecole si chiamano “replicator” (li chiameremo "replicanti" da qui in avanti) e dal momento che ogni nuova copia ha iniziato a stampare delle copie a sua volta, il brodo primordiale si riempì rapidamente di tali replicanti.

Tuttavia, si verificavano errori durante il processo di fotocopia. Quindi non tutte le molecole si sono rivelate identiche ed il brodo incominciò a riempirsi di diverse versioni stabili dei replicanti, tra i quali è sorta la competizione per accaparrarsi gli elementi costitutivi, che rimanevano sempre meno.

Ma come possono competere le creature che non si rendono conto di nulla? Non sentono la fame, non fanno piani, non sognano di evolvere in organismi multicellulari e conquistare il mondo. E tuttavia, alcuni replicanti proliferavano e aumentavano di numero, mentre gli altri si estinguevano.

Il fatto è che gli errori di copiatura portavano alla comparsa di nuove proprietà. A volte insignificanti, a volte fatali. E talvolta portavano alla crescita dell’intera popolazione di qualche precisa specie dei replicanti.

Ad un certo punto è nato un replicante che riusciva a distruggere gli altri. Questi predatori primordiali crescevano molto più velocemente degli altri, poiché prendevano due piccioni: eliminavano la concorrenza e recuperavano materiale di costruzione.

Negli altri replicanti, invece, è comparsa una membrana protettiva, il che dava un vantaggio competitivo a sua volta. E così, via via, grazie agli errori di copiatura, comparivano delle caratteristiche nuove e sempre più sofisticate, che venivano ereditate dalle generazioni successive. Così nasceva la vita.


Infine sono comparse molecole, che si combinarono per formare cellule e, in seguito organismi multicellulari che, a loro volta, hanno iniziato ad acquisire occhi, orecchie, scheletro, braccia, gambe, mutui.


L'evoluzione

Già, si tratta della famosa selezione naturale che, come vedi, vale anche per i banali replicanti.

È da sottolineare, quindi, che l'evoluzione non è uno sviluppo consapevole. Ma è una serie di tentativi ed errori a seguito di quali sopravvivono solo gli organismi più adattati.


Alcuni bruchi non hanno imparato ad assomigliare ai serpenti, semplicemente quelli che non assomigliavano ai serpenti sono stati mangiati tempo fa. Non sono stati i cactus ad inventare le spine, semplicemente quelli che non ne avevano sono diventati pasto di qualcuno. Non è stata la lepre ad inventare le grandi orecchie per sentire i predatori in avvicinamento, semplicemente… insomma, hai capito.